"Non tutto quello che è distribuito è giusto. Ma a volte, distribuire è l'unico modo per garantire fiducia."
Quando il buzzword diventa business
La parola "blockchain" è passata dai convegni cripto ai bar sotto l'ufficio. Eppure, nelle PMI, genera ancora più frustrazione che entusiasmo. Tra chi la confonde con Bitcoin e chi la propone come soluzione a problemi inesistenti, abbiamo pensato servisse una guida. Onesta, concreta, utile.
Questo non è un articolo per vendervi la blockchain. È una mappa per capire se e quando ha davvero senso per la vostra realtà.
Cosa è (e cosa non è) la blockchain
Chiariamo subito: la blockchain non è una bacchetta magica. È un registro distribuito, immutabile e trasparente. Serve a registrare dati e transazioni senza che ci sia bisogno di un ente centrale che faccia da garante.
Non è obbligatoriamente pubblica, non serve solo per le criptovalute e non è nemmeno particolarmente efficiente (anzi, a volte è energivora e lenta). Ma se il vostro problema è la fiducia tra attori diversi, potrebbe essere la soluzione giusta.
Quando può servire davvero
Ecco alcuni contesti dove la blockchain ha senso anche per una PMI:
- Tracciabilità: Se operate in filiere complesse (agroalimentare, moda, logistica), può garantire trasparenza su provenienza, trasformazioni e passaggi di mano.
- Certificazione: Se vendete prodotti o servizi che necessitano di certificazioni digitali (formazione, arte, servizi professionali), potete usarla per creare attestati immutabili e verificabili.
- Automazione di processi fiduciosi: Con gli smart contract, si possono automatizzare pagamenti, consegne, condizioni contrattuali.
Quando è solo fuffa vestita bene
Al contrario, se vi hanno proposto una blockchain per:
- conservare dati che nessuno contesta,
- gestire un database interno senza terze parti,
- o per "innovare" senza uno scopo preciso...
...fate un bel respiro e chiedetevi: perché non usare un buon vecchio database?
Cosa comporta davvero adottarla
Usare la blockchain non significa solo installare un software. Vuol dire:
- scegliere tra blockchain pubblica o privata,
- decidere chi può scrivere e leggere i dati,
- affrontare temi legati alla privacy (GDPR included),
- valutare costi di sviluppo, manutenzione, token, gas fees (nelle pubbliche).
Non è complesso in sé, ma richiede testa, tempo e spesso un partner tecnologico competente.
Una decisione su misura
Come in ogni progetto targato Opificio, la domanda non è "quanto è nuova questa tecnologia?" ma "quanto serve a migliorare la vita di chi la userà?".
Se una PMI ha bisogno di più fiducia, tracciabilità, automazione controllata, allora la blockchain è uno strumento valido. Ma come ogni strumento, va contestualizzato, progettato e seguito.
Concludiamo con un invito: non innamoratevi della tecnologia. Innamoratevi del problema. La blockchain arriverà solo se davvero ne vale la pena.
È l’inizio di una conversazione, magari davanti a un caffè, reale o virtuale che sia.
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Promesso: niente automatismi, solo lamantini veri (con tastiera e cervello ben accesi).